Il ciclo di Tirrenia

La mia famiglia in qualche modo è sempre stata legata a Tirrenia o almeno cosi la immaginavo con gli occhi di un ragazzino e questo ha generato nel mio immaginario di allora un luogo magico quasi fantastico con tutte quelle stradine e casette immerse nel verde, con quella “ferrovia” abbandonata ormai da tempo. Mia madre e suo fratello sono stati impiegati nell’azienda di trasporti locale ed in particolare mio zio ha vissuto per circa trent’anni in uno degli edifici della ex linea tramviaria (proprio a Tirrenia) che collegava Pisa al mare passando per la pineta di Marina di Pisa e Tirrenia per poi raggiungere a Calambrone e Livorno. Fin da piccolo, quindi ho sempre sentito parlare, nelle mie gite domenicali presso l’abitazione dove viveva mio zio, di quella mitica tramvia, funzionante fino al 1960 che ha portato i pisani al mare per generazioni. La casa dove abitava mio zio era un cantoniera doppia naturalmente ubicata lungo i binari e tutto era immerso nella pineta tra pini marittimi, pini domestici e lecci. Questa “archeologia” mi ha sempre suscitato grande curiosità e insieme ai miei genitori ne ipotizzavo il suo nuovo utilizzo. Inspiegabilmente poi immaginavo se un giorno fosse stato possibile costruire una casa a Tirrenia. Non so spiegarmelo ma fin da piccolo sognavo di poter progettare una nuova casa a Tirrenia. Strano vero? Ancora oggi mi sorprende quali pieghe possono prendere le vite delle persone e quando ho avuto la mia prima occasione mi è subito tornato alla mente quella sensazione del “bambino costruttore di case”. La mia storia poi ha voluto che durante l’università scelsi proprio come tema di tesi il recupero della ex tramvia Pisa-Livorno studiando cosi approfonditamente il territorio del litorale pisano per poi approfondire con successivi studi, ricerche e letture di ogni tipo. Il mio primo lavoro a Tirrenia è stato il progetto di demolizione del vecchio albergo Apollo, struttura ormai in disuso da anni, con la costruzione di una nuova casa per appartamenti cercando di mantenere un costante dialogo con il paesaggio; da li ho continuato ad apprezzare questa parte di territorio pisano cercando di progettare dialogando con il contesto che rimane sempre per me magico visto sempre con quegli occhi di meraviglia.